Il Dante crucciato di Firenze

La presenza della monumentale statua di Dante Alighieri che incornicia la facciata della Basilica di Santa Croce trae spesso in inganno.
A differenza di quanto in molti sono portati a credere, non simboleggia l’ubicazione della salma del Sommo Poeta all’interno della chiesa, essendo questa custodia delle anime dei grandi uomini italiani, ma venne ideata come opera celebrativa in occasione del V centenario della sua nascita.

Perché una statua di Dante in Santa Croce

La realizzazione della statua venne richiesta ad Enrico Pazzi, scultore emiliano, che presentò il bozzetto nel 1856, alla vigilia della II Guerra d’Indipendenza italiana. L’anno successivo venne costituito un Comitato Nazionale composto da personalità eccellenti, che avviò una sottoscrizione pubblica per la realizzazione del monumento con lo scopo di farne dono al Comune di Firenze affinché fosse collocato in una piazza pubblica, acquisendo il significato di “espiazione dall’esilio” concesso al poeta dai fiorentini. La somma necessaria per la realizzazione dell’opera venne raccolta tra i sottoscrittori: Giuseppe Verdi, Giosuè Carducci, Alessandro Manzoni, Bettino Ricasoli. La scelta della piazza ricadde su Santa Croce proprio per il valore della basilica di Pantheon delle glorie italiane. La scultura fu collocata inizialmente al centro della piazza.

Per quanto riguardava il basamento, realizzato su progetto di Emilio de Fabris in collaborazione con l’architetto Luigi del Sarto, i costi vennero sostenuti interamente dal Comune di Firenze.

Il monumento venne inaugurato alla presenza del Re Vittorio Emanuele II e di una folta moltitudine di curiosi spettatori, il 14 maggio 1865, in occasione proprio della ricorrenza del V centenario della nascita del Poeta (coincidendo anche con il primo anno di Firenze Capitale).

Volto crucciato, opere letterarie e l’aquila a fianco

La scultura in marmo bianco di Carrara, raffigura Dante Alighieri eretto e dall’espressione severa, il capo incoronato d’alloro, mentre sorregge con la mano destra la Divina Commedia. Il volto crucciato del Sommo Poeta viene attribuito ad un atteggiamento di sdegno in riferimento alla servitù dell’Italia nei confronti della dominazione straniera. Posizionata vicino ha un’aquila con le ali semichiuse. Questo animale è un simbolo potente: è colui che può volere più in alto di tutti. Oltre a questo, fin dall’antichità, veniva ritenuto anche l’unico a poter guardare direttamente il sole senza accecarsi. Dante non manca di fare riferimenti a questo animale all’interno della Divina Commedia. Nel primo canto del Paradiso, Dante utilizza proprio l’aquila per affiancarla simbolicamente a Beatrice:

“… quando Beatrice in sul sinistro fianco,
vidi rivolta e guardar nel sole:
aguglia sì e non li s’affisse unquanco.”

Dante vede Beatrice voltata a sinistra, intenta a fissare il sole in un modo tale che neppure un’aquila ne sarebbe stata in grado. Nell’IX canto del Purgatorio, Dante sogna di essere rapito da un’aquila che lo trasporta all’interno della sfera del fuoco.

“… in sogno mi parea veder sospesa
Un’aguglia nel ciel con penne d’oro,
con l’ali aperte e a calare intesa.

Quando si risveglia dal suo sonno si ritrova all’ingresso del secondo regno dell’aldilà. In questa occasione Virgilio spiega a Dante che l’aquila del sogno è Lucia, la grazia illuminante:

… venne una donna, e disse: «I’ son Lucia;
lasciatemi pigliar costui che dorme;
sì l’agevolerò per la sua via».

Non solo la Divina Commedia lo fece grande

Per quanto riguarda invece il basamento (con riquadri in marmo rosso di Verona e una iscrizione dedicatoria datata 1865), questo presenta agli angoli 4 marzocchi che reggono con la zampa scudi sui quali sono incisi i titoli delle altre opere del Poeta: De Vulgari Eloquentia; La Vita Nova; Il Convivio; De Monarchia. Lo zoccolo è circondato da bassorilievi rappresentanti gli stemmi di 40 città menzionate nella Commedia.

Nel 1966, in occasione dell’alluvione del 4 novembre, il monumento subì vari guasti e l’Amministrazione Comunale procedette alla rimozione nel 1968. La scultura fu rimontata dove ora si trova nel 1971. Il riposizionamento dell’opera, tuttavia, consentì di tornare a utilizzare la piazza per il tradizionale Calcio Storico fiorentino, che ogni anno era causa del suo primordiale spostamento.  

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Bibliografia:

Bargellini Piero – Guarnieri Ennio, Le strade di Firenze, Bonechi, 1986.

Cesati Franco, Le piazze di Firenze, Newton Compton Editori, 2007.

Paolini Claudio, Repertorio delle architetture civili di Firenze e relativa bibliografia, 2010.