Matelda

Misteriosa, enigmatica, inafferrabile. Così mi descrivono.
Vi svelo un indizio. Leggete il mio nome al contrario, perché in esso è celata la mia essenza: io sono colei che è lieta.
Attendo Dante sulle sponde del fiume Letè, che scorre limpido nel Paradiso Terrestre. Questo regno di delizie è il luogo più bello e perfetto del Creato. Ogni essere vive in armonia e in una quiete senza tempo. “Qui primavera sempre ogni frutto”.
Passeggio sola e canto. Quando Dante arriva, il suo volto è incantato dalla meraviglia. I miei movimenti soavi gli ricordano quelli di Proserpina prima di essere rapita da Plutone. Come lei, stavo intrecciando fiori colorati. Lo guardo e sorrido.
La vita nel Paradiso Terrestre è proprio come quella di Proserpina che ancora non conosce il buio, il freddo e la morte. Così avrebbe vissuto anche l’uomo se non fosse caduto nel peccato originale. La purificazione nel fiume Letè cancella il peccato: ecco il motivo per cui sono qui, mandata da Beatrice. Dante ha confessato i peccati e si è profondamente pentito. L’immersione nel fiume laverà via le sue colpe e potrà salire al cospetto delle anime sante del Paradiso.

Matelda è un personaggio immaginario e simbolico che rappresenta la beatitudine dell’essere umano perfetto prima della cacciata dall’Eden. Fa la sua apparizione nel XXVIII canto del Purgatorio ed è la protagonista degli ultimi sei canti, pur venendo descritta senza essere nominata. Solo alla fine, Beatrice rivela a Dante il suo nome (Purgatorio, XXXIII, 119).