Beatrice

Sono Beatrice, Bice Portinari, la musa di Dante. Il nostro primo incontro era avvenuto quando avevamo appena nove anni. Quel giorno, alla festa di Calendimaggio, a casa nostra, era stato invitato anche Alighiero degli Alighieri. Insieme a lui c’era il piccolo Durante, detto Dante. Io indossavo un abitino color rosso sangue. Dante si innamorò subito di me. Per tutta la gioventù lo guidai con la mia presenza, mostrandogli il mio sguardo e porgendogli il mio saluto esattamente nove anni dopo il nostro primo incontro, quando adolescente, lo conducevo con me verso la strada del bene. Ero, però, all’epoca già andata in sposa al cavaliere Simone de’ Bardi. Giunta poi io alla soglia della giovinezza, passai dalla vita terrena a quella eterna, ed egli si allontanò da me… si volse verso altri interessi per alleviare il dolore, iniziando studi di filosofia.
Apparvi di nuovo agli occhi di Dante nel Purgatorio, precisamente nel Paradiso Terrestre: in mezzo a una nuvola di fiori, vestita di rosso, coperta di un manto verde, con il capo circondato da un velo bianco, sostenuto da una ghirlanda di ulivo, pianta sacra alla dèa della sapienza, Minerva. Nella mia apparizione nel Paradiso Terrestre i colori delle mie vesti dovevano rappresentare per Dante e, attraverso lui, per tutta l’umanità, la fede, la speranza e la carità, vale a dire le tre virtù teologali.

In quell’occasione spiegai che Dante, pur essendo dotato di ogni più felice disposizione al bene, si lasciò traviare nella sua giovinezza, abbandonandosi al peccato: si era incamminato per una strada sbagliata, una strada piena di peccati terreni, cadendo in uno stato di tale traviamento che ogni tentativo di salvarlo era vano… Unico rimedio era ispirargli orrore per il peccato, mostrandogli tutte le brutture e le sofferenze dell’Inferno: per questo ero discesa nel Limbo per chiedere l’aiuto di Virgilio. La Vergine Maria aveva raccomandato la salvezza di Dante a Santa Lucia, la quale a sua volta mi aveva esortata a intervenire. Virgilio era nel Limbo “tra color che son sospesi” e gli spiegai che colui che tanto mi aveva amata in gioventù, si stava perdendo nella selva dei peccati e che occorreva salvarlo. Amor mi mosse e amore ispirò quelle parole. Con gli occhi lucidi di lacrime, lasciai Virgilio che prontamente provvide a salvare Dante e lo accompagnò nell’Inferno per mostrargli le pene delle anime dannate…

Bice era figlia di Folco Portinari, esponente di un’importante famiglia fiorentina, impegnata in attività commerciali e finanziarie, residente nello stesso sestiere degli Alighieri, vale a dire San Pier Maggiore. Folco finanziò la realizzazione dell’ospedale di Santa Maria Nuova, ancora oggi esistente nel centro di Firenze e inaugurato nel 1286. Bice andò in sposa a Simone de’ Bardi, membro di una delle famiglie più illustri di Firenze, titolare di un’importante compagnia bancaria e nota per aver commissionato a Giotto gli affreschi della loro cappella nella Basilica di Santa Croce. La giovane si spense, probabilmente a soli 24 anni, nel 1290.