Le Donne della Commedia per l’Eredità delle Donne OFF 2021

Anche quest’anno si terrà la rassegna Eredità delle Donne OFF, progetto di Elastica insieme a Fondazione CR Firenze, con la direzione artistica di Serena Dandini e la partnership di Gucci. Il festival si avvale della co-promozione del Comune di Firenze, il contributo di Poste Italiane e la collaborazione di Manifattura Tabacchi.

Tra i più di 180 eventi ci saremo anche noi con il Tour per il quartiere di Dante a Firenze! Vi accompagneremo alla scoperta del Sommo Poeta nel quartiere in cui nacque e visse fino al suo terribile esilio dalla città del Giglio. A guidarvi e farvi scoprire la sua vita e la sua opera, la Divina Commedia, saremo cinque donne: Beatrice Portinari, Gemma e Piccarda Donati, Francesca da Rimini e Matelda. Tutte donne che hanno accompagnato Dante nel suo viaggio reale e in quello spirituale dalle profondità dell’Inferno fino alle stelle dell’Empireo.

Il tour avrà durata di un’ora e un quarto: il ritrovo è previsto in Via Santa Margherita 1, davanti al Museo Casa di Dante (ricostruzione delle abitazioni degli Alighieri) alle ore 15:30; termineremo la nostra passeggiata in Piazza Santa Croce.

Il costo previsto è di 15€ (10€ per ragazzi/e dai 12 ai 18 anni compresi; 5€ per bambini/e dai 6 agli 11 anni compresi) comprensivo di assicurazione e auricolari. Al termine lasceremo un dolce ricordo a tutti i partecipanti.

Per qualsiasi informazione e per prenotare la propria partecipazione non esitate a contattarci: potrete farlo tramite mail a ledonnedellacommedia@gmail.com o tramite telefono al 3383888057 (anche Whatsapp).

Gli appuntamenti di ottobre 2021

Anche il mese di Ottobre, quello dell’autunno, delle castagne e dei porcini, delle foglie dai mille colori… sarà un mese ricco, ricchissimo di eventi con noi, le Donne della Commedia! Ci troverete a Firenze, nel Casentino e nel Mugello con attività per tutti i gusti e tutte le età, con ovviamente sempre lo stesso protagonista: Dante Alighieri!

Per qualsiasi informazione o per prenotare la propria partecipazione non esitate a contattarci! Lo potrete fare per mail a ledonnedellacommedia@gmail.com o tramite telefono al 3383888057 (anche inviando messaggi Whatsapp).

Le Donne della Commedia alla Pieve di Borgo San Lorenzo

Giovedì 3 e venerdì 4 saremo a Borgo San Lorenzo – nel Mugello, a pochi chilometri da Firenze – per due eventi facenti parte del progetto dantesco a cura di Officina Cu.Bo che si terranno alle 18:30 presso la Pieve del paese  (in Via Cocchi).

Non solo racconteremo le nostre storie, i nostri legami con Dante Alighieri, ma vi parleremo anche del luogo in cui ci troveremo. La Pieve, infatti, racchiude al suo interno varie opere d’arte che la rendono affascinante e interessante, e tra queste vi è una in particolare che attira la nostra attenzione: la Madonna nera di Giotto, databile attorno al 1290.

L’opera ci permetterà, quindi, di raccontarvi del legame tra il pittore del Mugello famoso in tutto il mondo con il Sommo Poeta. Legame importante, sia dal punto di vista storico che artistico, che ha visto questi due importanti uomini stretti in un rapporto di amicizia e reciproca stima. Stima poi palesata attraverso la loro arte: se, infatti, Dante citerà il pittore nella cantica del Purgatorio della sua celebre Divina Commedia, Giotto immortalerà il poeta in un affresco nella Cappella della Maddalena del Palazzo del Bargello a Firenze.

Ringraziamo Officina, il Comune di Borgo San Lorenzo e il Consiglio regionale della Toscana per questa splendida opportunità.

La partecipazione all’evento sarà consentita ad un massimo di 15 persone per il rispetto delle normative ministeriali anti-Covid19. La prenotazione, quindi, è obbligatoria. Basterà scrivere a officinaculturaborgo@gmail.com o chiamare il 338 3888 057.

Il costo regolare è di 15€, ridotto 10€ per i soci di Officina Cu.Bo e gratuito per bambini/e e ragazzi/e sotto i 14 anni di età!

Matelda si racconta… – Parte 1

Sono la più enigmatica delle Donne della Commedia. Su di me è stato scritto di tutto. Donna reale, simbolo, allegoria. Non vi prometto di rivelarvi la mia identità, ma vi lascerò alcuni indizi. Dante ha voluto che restassi inaccessibile ai molti, e svelata solo ai pochi.

La custode del Paradiso Terrestre

Quando il Poeta mi raggiunge nel Paradiso Terrestre, ha già attraversato la voragine infernale e scalato la montagna del Purgatorio. Ha vinto gli istinti e riconquistato il libero arbitrio.  Egli entra nell’“antica selva”. Scopre l’Eden nella sua armonia perfetta. Gli uccelli accolgono l’alba intonando il loro canto. La luce del nuovo sole è temperata dagli alberi. Le fronde dolcemente oscillano, mosse da una brezza soave. Erbette, fiori e arboscelli profumano l’aria e colorano i prati. Dante si inoltra nella foresta tanto da non riuscire più a vedere da che parte è entrato. Prosegue e giunge ad un fiume dalle limpidissime onde. Fermatosi, spinge lo sguardo all’altra riva e mi vede. Lo stavo aspettando. 

Matelda e Dante si incontrano

Appena Dante mi vede, il suo volto è incantato dalla meraviglia. Come donna innamorata canto e percorro a lenti passi la riva del fiume. La fine del viaggio in Purgatorio è quasi giunta, ma eventi prodigiosi accadono: prima l’arrivo della processione mistica intorno al carro allegorico trainato dal grifone, poi finalmente l’apparizione di Beatrice. Tutta la potenza dell’antico amore promana dal cuore di Dante. Sopraffatto, il Poeta cerca Virgilio, ma non lo trova più al suo fianco. Alle lacrime per la scomparsa della guida si aggiunge il dolore all’aspro rimprovero di Beatrice, per essersi allontanato dalla dritta via dopo la morte di lei.

Dante prova un rimorso così profondo che perde i sensi e cade svenuto. Quando ritorna in sé, si trova immerso fino alla gola nel fiume Letè. Sono proprio io a sorreggerlo, cingendogli con le braccia la testa e poi tuffandolo sott’acqua. Questo è il compito che devo svolgere, concludendo il percorso delle anime del Purgatorio iniziato con la confessione e la salita attraverso le cornici del monte, sette come i peccati capitali.

Già purificate con il rito del fuoco, le anime necessitano di un’ultima purificazione: l’immersione nel Letè, il fiume che cancella il ricordo dei peccati. Eseguendo gli ordini di Beatrice, accompagno Dante a bere le acque del sacro fiume Eunoè. A quel punto Dante è pronto per salire in Paradiso e con questi celebri versi chiude la cantica del Purgatorio: «rifatto sì come piante novelle / rinovellate di novella fronda / puro e disposto a salir le stelle».

Matelda come Proserpina

È venuto il momento di aggiungere un’altra tessera al mosaico della mia storia. Userò le parole che Dante mi rivolge: “Tu mi fai rimembrar Proserpina nel tempo che perdette la madre lei, ed ella primavera” (Purgatorio XXVIII, vv. 50-51). Ma cosa lo colpisce tanto da rievocare il mito antico della vergine Proserpina, figlia di Cerere, dea della fertilità e dei raccolti? So bene che Dante ammira le Metamorfosi di Ovidio, poeta latino che Dante tanto ammira, descrivono una situazione che avete già letto quando ho iniziato il mio racconto: anche la giovane Proserpina si trova presso un luogo d’acqua – il lago Pergusa – non lontano da Enna, e «un bosco fa da corona alle sue acque e d’ogni lato cinge velando con le fronde le vampe del sole. I rami donano frescura, fiori di vari colori sorgono dall’umida terra: è primavera eterna. In questo bosco gioca Proserpina e coglie viole o candidi gigli e a gara con le sue compagne riempie i canestri e i lembi della veste con gioia di fanciulla». Ecco, la mia condizione è quella di Proserpina prima di essere rapita dal dio degli inferi Plutone.

Il mito

Ovidio così prosegue: «Plutone la vide e subito arse d’amore e la rapì: tanto violenta irruppe la passione». Proserpina è terrorizzata e grida il nome della madre mentre il dio la trascina sotto terra. Tanto candida è la giovane creatura che si addolora che le siano caduti i fiori raccolti nel lembo della tunica. Intanto Cerere, angosciata, cerca invano la figlia per terra e per mare. Il dolore della dea non lascia più germogliare i semi: privati dei frutti della terra, gli uomini sono condannati alla fame. Cerere scopre infine che Proserpina è diventata la «suprema signora del mondo tenebroso, potente sposa del re dell’Averno». E così raggiunge Giove, padre di Proserpina e lo convince a far tornare la figlia nel mondo della luce. Tuttavia, l’ingenua fanciulla, inconsapevole della legge che lega agli inferi chi si pasce del cibo dei morti, aveva già mangiato sette chicchi di melograno. Sarà condannata per sempre al mondo sotterraneo. Giove interviene nella contesa e divide il corso dell’anno in due parti uguali: per sei mesi Proserpina starà con la madre e per sei mesi convivrà con lo sposo. Sulla terra avrà così inizio il ciclo delle stagioni

Tra canti, fiori e profumi…

Il racconto dell’incontro tra me e Dante sulla riva del fiume è riportato con la grazia dello stil novo. «Deh, bella donna, che a’ raggi d’amore / ti scaldi, s’i’ vo’ credere a’ sembianti / che soglion esser testimon del core, / vegnati in voglia di trarreti avanti». Vedendomi cantare e cogliere fiori, muovendomi a passo di danza, Dante mi prega di avvicinarmi per sentire le parole del mio canto. Con mosse leggiadre lo raggiungo e alzo lo sguardo. Il poeta ammira incantato i miei occhi, lucenti come quelli di Venere.

Gli rivelo la mia bellezza con dolce sorriso, mentre le mani intrecciano ghirlande coi fiori appena raccolti.  Ora mi premuro di raccontare la mia letizia a Dante – e a Virgilio e Stazio che lo hanno raggiunto – con il salmo Delectasti, un inno di lode a Dio per le bellezze del Creato. Illustro le leggi che governano i fenomeni naturali nel Paradiso Terrestre, come l’origine astrale della brezza che culla la foresta. Quanto ai corsi d’acqua – il fiume Letè che cancella la memoria dei peccati commessi, e l’Eunoè che rafforza il ricordo del bene compiuto – rivelo che sgorgano da una sorgente perenne che scaturisce per volere divino. Gli antichi poeti che cantarono il Parnaso e la mitica età dell’oro ebbero la visione di questo luogo in cui l’uomo fu felice, dove regna un’eterna primavera. Adesso è chiaro perché io son colei che è lieta, come il mio nome, letto al contrario, rivela.

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Bibliografia

Dante Alighieri, Purgatorio, a cura di Umberto Bosco e Giovanni Reggio, Grassina, [Bagno a Ripoli], Le Monnier, 2002
Persefone. Variazioni sul mito, a cura di Roberto Deidier, Venezia, Marsilio, 2010
Gianni Vacchelli, Dante e l’iniziazione femminile. Beatrice, Maria e altre “dee”, Alzano Lombardo, Lemma Press, 2020
Marco Santagata, Le donne di Dante, Bologna, Il Mulino, 2021
Edi Minguzzi, Il dizionarietto dantesco: le parole ermetiche della Divina Commedia, Brescia, Scholé, 2021

Sitografia

Nel labirinto della commedia, Le Gemme nel cielo di Venere, https://nellabirintodellacommedia.wordpress.com/

Immagini

  1. Illustrazione del Purgatorio di Massimo Tosi;
  2. Nicolò Barabino, Dante incontra Matelda, 1876 – 1877;
  3. Matelda a Dante, particolare di Ezio Anichini;
  4. Sandro Botticelli, Primavera, 1478-1482;
  5. Dante Gabriel Rossetti, Proserpina, 1855 circa.

Francesca si racconta… – Parte 1

Sono Francesca, forse la donna più famosa della Divina Commedia. Molti mi conoscono come Francesca da Rimini ma non è quella la mia città: Rimini è il luogo dove trovai l’amore e la morte. Io fui nataa Ravenna, dove il delta del grande fiume Po sfocia nel Mar Adriatico. Dante non poteva saperlo mentre scriveva il suo capolavoro ma proprio lì, su la marina dove ‘l Po discende, contrasse la malaria e incontrò la morte nella mia città natale nel settembre del 1321, proprio mentre era ospite di un mio discendente, Guido Novello da Polenta.

Guido il Vecchio decise la sorte della figlia

Mio padre era Guido da Polenta detto Guido il Vecchio, signore di Ravenna. La mia città natale si trovava spesso in rivalità con la città di Rimini così mio padre si accordò con Malatesta da Verrucchio, signore della città, per sancire la pace tra le due signorie attraverso un prestigioso matrimonio: io, la giovane Francesca da Polenta, avrei sposato il primogenito di Malatesta. Quando siglarono il patto ero solo una bambina e ovviamente nessuno chiese il mio parere a riguardo: i matrimoni d’amore non erano contemplati per i nobili, erano solo contratti per favorire alleanze politiche ed economiche.
Forse mio padre sperava che col tempo avrei imparato a voler bene a mio marito, chissà… Di certo non sapeva di aver firmato la mia condanna a morte.

Fonte immagini: Wikipedia.

Vittima di un inganno

Quando venne celebrato il matrimonio avevo solo 15 anni e non avevo idea di chi fosse il mio sposo. Arrivata in chiesa vidi un uomo bellissimo attendermi all’altare: Paolo Malatesta “il Bello”. Me ne innamorai perdutamente, credetti di essere stata baciata dalla fortuna, pensavo che il mio sarebbe stato un matrimonio felice.
Soltanto dopo scoprii di essere stata ingannata: egli era solo il procuratore matrimoniale del fratello maggiore Giovanni, detto Gianciotto (Johannes Zoctus, ovvero Giovanni lo zoppo), un uomo molto più anziano di me, dall’aspetto sgraziato e dai modi rozzi. Ed io, convinta di sposare Paolo, mi ritrovai mio malgrado ad essere la sventurata moglie di Gianciotto.
Ero disperata ma non avevo scelta, la mia sorte fu decisa da altri senza possibilità di replica. Amare Gianciotto era per me impossibile. Gli diedi anche una figlia, Concordia, ma il mio amore a prima vista per Paolo non si spense mai. Finché un giorno…

Galeotto fu… e più non leggemmo avante

Dante Gabriel Rossetti, Paolo e Francesca da Rimini (1862).

Io e Paolo ci trovavamo nel bellissimo castello di Gradara, dove spesso ci intrattenevamo discutendo di letteratura cortese.
Un giorno eravamo intenti a leggere il Lancelot, un romanzo cavalleresco in lingua francese. Si narrava di come Ginevra, la moglie di re Artù, si fosse invaghita di Lancillotto, il più valoroso dei cavalieri della Tavola Rotonda, proprio al servizio di re Artù.
I due si incontrarono in un boschetto grazie a Galahaut, un amico di Lancillotto, che fece da intermediario e favorì il loro amore.
Per noi galeotto fu il libro e chi lo scrisse: leggendo quel romanzo, arrivati al momento del bacio tra Lancillotto e Ginevra, Paolo prese coraggio e, tutto tremante, mi baciò sulla bocca. E così, quel giorno più non vi leggemmo avante. Mai più.

Amor condusse noi ad una morte…

Soli eravamo e sanza alcun sospetto, o almeno così credevamo. In realtà eravamo spiati dal fratello minore, Malatestino, che corse ad avvertire mio marito del tradimento. Gianciotto sguainò la spada e con un sol colpo finì entrambi.
Amor condusse noi ad una morte, anche dell’anima facendoci finire all’Inferno non avendo provato pentimento per il nostro amore sincero.
Da allora siamo costretti vagare insieme per l’eternità, sospinti dalla tempesta che travolge i lussuriosi come noi, che in vita si erano fatti travolgere dalla passione.

Altro destino quello di Gianciotto

Gianciotto, invece, era atteso nelle profondità dell’Inferno, nel Cocito, il lago ghiacciato in cui è intrappolato Lucifero in persona. Precisamente nella Caina, dove sono puniti i traditori dei parenti, un peccato molto più grave della nostra semplice lussuria.
Fu all’Inferno che incontrammo Dante che provò pietà per questa vicenda dove amore e morte si intrecciano indissolubilmente. E cadde come corpo morto cade.

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Bibliografia e sitografia:

M. Santagata, Le donne di Dante, 2021
A. Cazzullo, A riveder le stelle, 2020
Web Gallery of Art https://www.wga.hu/html_m/i/ingres/07ingres.html




Beatrice si racconta… – Parte 1

Ancora oggi sulle pareti esterne che danno sull’attuale via del Corso, di quella che è stata la mia casa da fanciulla, da ragazza, si può ammirare lo stemma della mia famiglia, i Portinari, e la celebre terzina attraverso cui Dante ha descritto la mia apparizione nel Purgatorio.

Vita medievale

Il nostro palazzo si trovava nel cuore del quartiere di San Pier Maggiore, dove abitavano le famiglie magnatizie  di Firenze. E anche se non erano magnatizie, erano comunque molto influenti: oltre a noi Portinari, avevano case nel quartiere anche i Cerchi, i Donati… 
Le famiglie rivali vivevano gomito a gomito: divise dalle lotte politiche, ma unite nel quartiere. Vivevano vicini a noi anche gli Alighieri. Era un quartiere piuttosto movimentato il nostro! Ma le giovani come me non potevano uscire: venivamo preparate a diventare donne di casa e lì dovevamo stare. Attendevamo, allora, con gioia l’unico momento in cui ci era permesso di uscire per strada: era il giorno di festa, si andava in chiesa! 
Nell’attesa, ogni tanto mi affacciavo a una delle finestre: quante volte  ho visto passare il giovane Dante… assorto nei suoi pensieri poetici, camminava per strada… E lui avrà mai rivolto lo sguardo alla mia finestra per ammirare i miei occhi?

Il padre di Beatrice

Mio padre era Folco Portinari. Egli rivestì cariche pubbliche importanti: fu, infatti, più volte priore, ma soprattutto fu grazie alla sua generosità che fu possibile la fondazione dell’ospedale di Santa Maria Nuova, l’ospedale del centro di Firenze. La mia inseparabile nutrice, Monna Tessa, ispirò mio padre nel finanziare la costruzione. La cara donna è ricordata, anzi venerata,  come la madre delle Oblate ospedalinghe, cioè di quelle donne che si offrono e santificano nell’assistenza dei malati.

Dante e Beatrice si incontrano

Il primo incontro tra me e Dante avvenne quando avevamo solo nove anni. Mio padre aveva organizzato una festa, nel giorno di Calendimaggio. Erano invitati tutti i rappresentanti delle famiglie più importanti del quartiere. Le donne non potevano partecipare a questa feste, ma gli uomini potevano portare con sé i figli e anche le figlie. Così potetti partecipare anche io. In mezzo alla gente, ai mille colori dei vestiti, in mezzo alla musica e al chiacchiericcio, Dante vide me e il mio vestito rosso. Fu amore a prima vista. E lui si bloccò, non parlava non si muoveva, solamente tremava. Erano i segni dell’amore...

La Chiesa di Santa Margherita dei Cerchi

Ma chissà quante altre volte ci saremo incontrati Dante ed io a messa, proprio nella Chiesa di Santa Margherita dei Cerchi, che fu sotto il patronato di famiglie importanti, come i Cerchi, di cui ancora oggi porta il nome, ma anche dei Donati e degli Adimari. 
Si tratta di una chiesa molto antica, ricordata per la prima volta addirittura nel 1032 che ci mostra ancora oggi quello che fu lo stile romanico in architettura. Nonostante il nome con cui è conosciuta oggi, essa in realtà è dedicata a Santa Margherita di Antiochia. Margherita, la Santa che, dopo aver rifiutato di diventare la concubina del prefetto Olibrio, venne tormentata dal Demonio che le apparve sotto forma di orribile dragone, per poi morire martire ad Antiochia nel IV secolo d.C.

La nostra Beatrice nella Chiesa di Santa Margherita dei Cerchi durante il tour Il quartiere di Dante con le Donne della Commedia.

Questo luogo mi è così caro per vari motivi, primo fra tutti perché fu la chiesa dove mi recavo a messa durante gli anni della mia giovinezza, poi perché qui troviamo il calco della sepoltura della mia inseparabile nutrice, Monna Tessa. E ancora, in Santa Margherita de’ Cerchi è stato celebrato il mio matrimonio con Simone de’ Bardi. Oggi, però, essa è chiamata la chiesa di Dante e Beatrice, la chiesa degli innamorati. Gli innamorati di tutto il mondo, infatti, si recano proprio in questa chiesa per lasciare dei biglietti, dei messaggi. Li lasciano in una cesta, vicino alla placca commemorativa posta in mio onore e chiedono che anche il loro amore diventi così straordinario come quello che Dante ha provato per me. Un amore così intenso che gli ha permesso di scrivere cose che nessun uomo aveva mai scritto per nessuna donna.

Beatrice de’ Bardi

Vi ho raccontato tante cose, ma ancora non vi ho parlato di ciò che è stata la mia vita dopo il mio matrimonio con Simone de’ Bardi, il cavaliere Simone de’ Bardi. Con tale unione, il mio prudente padre Folco aveva cercato di legarsi ai Bardi, acerrimi donateschi. E io entravo, così, a far parte della più aristocratica élite di Firenze.
Dopo il matrimonio mi trasferii nella dimora di mio marito, Oltrarno, ai piedi della collina di San Miniato. Lì vicino c’era, e c’è tutt’oggi, una piccola chiesa, detta Santa Lucia dei Magnoli. Lucia è la Santa protettrice di tutti coloro che hanno disturbi alla vista, di cui soffriva anche Dante. Mi sono sempre chiesta se fosse un segno di ringraziamento nei confronti di Santa Lucia il fatto che Dante la elevi, nella sua Commedia, a ruolo di intermediaria tra la Vergine Maria e me, oppure che non sia stato un omaggio proprio a me, che nella chiesa dedicata alla Santa avevo pregato più volte. Chissà se mai troverò una risposta a questa mia domanda. Sta di fatto che proprio in quegli anni, precisamente 9 anni dopo il nostro primo incontro, lo sguardo di Dante incontrò nuovamente i miei occhi. Anche in quella occasione tutta la forza del sentimento che Dante provava per me, si espresse con i soliti segni dell’amore: quando lo chiamai per nome, rimase bloccato, tremava e non riuscì neanche a ricambiare il saluto…

Henry Holiday, Dante e Beatrice, 1884. Fonte: Wikipedia

Ma troppo grande, ormai, era la distanza tra la mia posizione sociale e quella di Dante, rampollo di una famiglia di status così mediocre che, dal 1282 (anno di istituzione del priorato) al 1300, ha espresso un solo priore, Dante appunto. Mio marito, invece, ha ricoperto, in varie città, cariche pubbliche di prestigio: capitano del popolo a Orvieto, podestà a Volterra, capitano del popolo a Prato… Probabilmente lì, a Prato appunto, egli si trovava quando io, nel 1290, passavo dalla vita terrena a quella eterna

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Bibliografia e sitografia

Bargellini P., La splendida storia di Firenze. Da Giulio Cesare a Dante, Vol. 1, Firenze, Vallecchi, 1980
Barducci M., Gaggini F., a cura di, Le Oblate di Firenze: 700 anni al servizio del corpo e della mente, Comune di Firenze Assessorato alla Cultura, Firenze, Il Bandino, 2008
Santagata M., Come donna innamorata, Guanda editore, 2015
Santagata M., Dante. Il romanzo della sua vita, Milano, Mondadori, 2020
Catalogo Fondazione Zeri, http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/ 
Sito web del Gruppo Archeologico Fiorentino, http://gruppoarcheologicofiorentino.blogspot.com/2015/07/chiesa-di-santa-margherita-dei-cerchi-e.html?m=1 
I luoghi della fede, a cura di Regione Toscana, Giunta Regionale, http://web.rete.toscana.it/Fede/ricerca.jsp?lingua=italiano 
Repertorio delle Architetture Civili di Firenze a cura di Claudio Paolini, http://www.palazzospinelli.org/architetture/scheda.asp?ID=354
Sotto la Polvere del Tempo, Blog del Gruppo Archeologico Fiorentino, http://gruppoarcheologicofiorentino.blogspot.com/

Immagini

1. Sopra lo stemma della famiglia dei Portinari, sotto la lapide dantesca in cui il Poeta, nella Divina Commedia, racconta di Beatrice. Fonte: Wikipedia.
2. Antica facciata dell’ospedale prima del completamento del loggiato; dipinto di Fabio Borbottoni, 1820-1902. Fonte: Wikipedia.

Bella degli Abati, la mamma di Dante. La figura materna nella Commedia

Poche sono le informazioni biografiche relative all’infanzia di Dante Alighieri, nonostante la fama da lui poi raggiunta come poeta della Divina Commedia e padre della lingua italiana. Immaginate, quindi, quanto scarne possano essere le informazioni che ci sono giunte sulla sua mamma Bella.

La famiglia degli Abati

Stemma della famiglia degli Abati.
Fonte: Archivio di Stato di Firenze.

La madre di Dante era infatti, con ogni probabilità, Gabriella di Durante degli Abati, appartenente a una ricca e potente famiglia che abitava nello stesso quartiere degli Alighieri. Ciò spiegherebbe sia il nome del sommo poeta, che avrebbe così ereditato il nome del nonno paterno, sia il perché Durante degli Abati si fece garante di prestiti concessi ai fratelli Alighieri, Dante e Francesco. Gli Abati erano Ghibellini e gli Alighieri, come è noto, erano invece dei Guelfi. Ma ciò non deve stupirci poiché molto spesso i matrimoni fra le famiglie avversarie si combinavano proprio per porre una piccola tregua alle contese.

Il piccolo Dante Alighieri però rimase orfano della madre quando era ancora in tenera età e quando era poco più che decenne, anche del padre. Dante non racconta praticamente niente della sua infanzia, per cui non c’è neanche dato conoscere quale fu il rapporto con la seconda moglie del padre, Lapa Cialuffi. 

La figura della madre nella Commedia

Anche nella Divina Commedia, Dante accenna solo poche volte e vagamente, a se stesso e ai propri familiari. In particolare non nomina mai direttamente la propria madre. Ma il termine “mamma” compare certamente tra le terzine dantesche che descrivono il viaggio del poeta pellegrino nei tre mondi ultraterreni. Nel Purgatorio, esattamente nel V girone, Dante, con la sua guida Virgilio, incontra il poeta latino Stazio. L’ autore della Tebaide e della Achilleide, vissuto nel I secolo d.C. dopo essersi presentato, inizia una commossa esaltazione di Virgilio e della sua opera, affermando che l’Eneide, “la qual mamma / fummi, e fummi nutrice poetando” (Purg. XXI, 97-98). Stazio ci sta dicendo che l’ Eneide non solo alimentò ed educò il suo spirito poetico, ma fu una vera e propria madre che generò in lui l’amore per la poesia. Dante allora rivela a Stazio il nome della sua guida, Virgilio ed i tre poeti continuano il viaggio sul monte del Purgatorio, fino a quando, davanti a loro appare una processione che avanza lentamente verso il fiume Letè: siamo nel Paradiso Terrestre. In mezzo a una nuvola di fiori, vestita di rosso, coperta di un manto verde, con il capo cinto da un velo bianco, sostenuto da un ramo di ulivo, appare davanti agli occhi di Dante, l’amata Beatrice. Il poeta pellegrino, smarrito dalla forza dell’ amore che in quel momento lo prende, si volge verso Virgilio, accorgendosi però che il Maestro lo ha lasciato. Il sommo ci descrive quel momento così: 

“volsimi alla sinistra col rispitto
col quale il fantolin corre a la mamma
quando ha paura o quando elli è afflitto”

(Purg. XXX, 44-45).

Quindi Dante si paragona ad un bambino che corre dalla mamma quando ha paura o prova dolore esprimendo con estrema semplicità, tutto il suo affetto per “Virgilio dolcissimo patre” (Purg. XXX, 50).

Maria: la madre delle madri

Ed ecco che giungiamo nel Paradiso, luogo in cui la figura della madre delle madri, la Vergine Maria, è celebrata. Ora è Beatrice la guida di Dante. Una volta giunti nei pressi dell’Empireo appare davanti a loro la figura della Madre di Cristo, circondata dagli Apostoli. L’arcangelo Gabriele innalza un inno di lode a Maria, imitato da tutti i beati. Dopodiché ella ascende all’Empireo e mentre ella si allontana verso l’alto, i santi, per manifestare tutto il loro affetto, si protendono, si allungano verso l’alto, verso di lei. Dante li paragona a dei bambini che cercano di raggiungere la propria mamma tendendo le braccia: 

“E come fantolin che ‘nver’ la mamma
tende le braccia, poi che ‘l latte prese,
per l’animo che ‘nfin di fuor s’infiamma”

(Par. XXIII, 121-123). 


Anche all’Inferno

Ma il termine “mamma” lo troviamo anche nell’Inferno. Siamo nel cerchio dei traditori, nella zona detta Antenora, dove sono puniti i traditori della patria. Dante dimostra un totale e freddo distacco di fronte alla sofferenza di queste anime. Tale distacco trova forma nel dato espressivo utilizzato dal poeta nella Commedia proprio da questo canto in poi (“le rime aspre e ciocche,/ come si converrebbe al tristo buco/ sovra ’l qual pontan tutte l’altre rocce”, Inf. XXXII, 1-3). Descrivere ciò che il poeta vedrà nelle Malebolge, non è, infatti, 

“impresa da pigliare a gabbo
discriver fondo a tutto l’universo,
né da lingua che chiami mamma o babbo”
(Inf. XXXII, 7-9). 

Non si tratta, cioè, di un’impresa da prendere alla leggera descrivere il fondo dell’Inferno, creduto allora il centro della Terra e quindi il centro di tutto l’universo. Non è questa una visione che si può descrivere agli altri con una lingua infantile, dei bimbi piccoli che imparano a dire mamma e babbo.

Dante incontra un suo antenato

Avanzando sulla superficie ghiacciata del Cocito, Dante colpisce con il piede, una delle teste che da essa emergono. Il dannato chiede il motivo di tanta crudeltà. Il poeta vorrebbe conoscere il nome del dannato, ma questi non vuole rivelarglielo. Dante allora lo prende “per la cuticagna” (Inf. XXXII, 97). Dante, cioè lo afferra per i capelli e gli strappa diverse ciocche. Allora un altro dannato che appaga il desiderio del pellegrino rivelando il nome del traditore: è Bocca degli Abati, colui che a Monteaperti recise, con un colpo di spada, la mano del porta insegna della cavalleria fiorentina, provocando la sanguinosa sconfitta dei guelfi di Firenze contro i ghibellini di Siena. Un Abati, quindi, membro della famiglia della mamma di Dante, aveva provocato la tremenda e celebre sconfitta.

Gustave Doré, Dante incontra Bocca degli Abati.

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Bibliografia

Bargellini P., La splendida storia di Firenze. Da Giulio Cesare a Dante, Vol. 1, Firenze, Vallecchi, 1980
Santagata M., Dante. Il romanzo della sua vita, Milano, Mondadori, 2020Dante Alighieri, La Divina Commedia, con prefazione di Giuseppe Ungaretti, Milano, Fratelli Fabbri Editori, 1965

Le Donne della Commedia leggono Dante – Borgo San Lorenzo

Già lo scorso 25 marzo vi abbiamo parlato del Micro festival diffuso #LeggoDante ideato da Officina Cu.Bo per celebrare Dante Alighieri in questo anno – per lui e per tutti noi – così importante. Come per il DanteDì, continueremo a partecipare a questo bellissimo progetto e lo faremo precisamente il 3 e 4 giugno 2021 nella Pieve di Borgo San Lorenzo con delle letture di alcuni dei passi più famosi e importanti della Divina Commedia.

La location riservata per l’evento è, come già scritto, la Pieve di San Lorenzo risalente alla fine del XII secolo (ma la presenza di una chiesa plebana nell’abitato del paese è ricordata fin dal 934). L’edificio di culto che vediamo oggi è però il frutto della ricostruzione effettuata nel 1263 e rappresenta un vero e proprio gioiello di architettura romanica in Mugello. Una volta entrati vi sentirete trasportati in un luogo di solennità non solo per la sua struttura interna, ma anche e soprattutto per le opere d’arte di rilievo che conserva e che ne esplicitano l’importanza ricoperta nei secoli passati.

Tra le opere maggiori, infatti, troviamo: sul presbiterio Madonna detta Madonna Nera (frammento superstite di una più ampia pala d’altare) attribuita a Giotto; Madonna in trono col bambino e angeli attribuita ad Agnolo Gaddi; La Vergine e i santi Domenico e Francesco che intercedono presso il Cristo (1615) di Matteo Rosselli. Tra gli interventi di decorazione architettonica operati durante il Novecento spicca la magnifica decorazione dell’abside, opera di Galileo Chini, appartenente a una delle famiglie più conosciute e importanti del territorio del Mugello poiché darà il proprio contributo alla ricostruzione delle chiese segnate dal terremoto del 1919 che colpì l’intera zona devastandola.

Continuate a seguirci per sapere di più circa questi due eventi!
Presto vi daremo maggiori informazioni!

Eventi di aprile 2021

Gli eventi delle Donne della Commedia continuano anche nel mese di aprile! Purtroppo la pandemia e le nuove disposizioni governative ci hanno costretto a rivedere e modificare il nostro calendario, ma speriamo vivamente di potervi accompagnare almeno nelle due occasioni previste:

♦️ Sabato 24 aprile 2021 abbiamo ideato 2 appuntamenti – uno la mattina alle ore 11:00, l’altro nel primo pomeriggio alle 15:00 – della durata di un’ora per bambini/e e le loro famiglie per conoscere meglio Dante giocando e divertendosi!
La caccia al tesoro inizierà in Piazza Santa Croce (Firenze) e… dove vi porterà? Quale sarà il tesoro nascosto per le vie di Firenze direttamente collegato al Sommo Poeta? Vi aspettiamo per scoprirlo insieme, tra indizi, prove da superare e tanti enigmi da risolvere!
Il ritrovo è previsto un quarto d’ora prima dell’inizio dell’attività. Il contributo richiesto è di 7,00€ a bambino/a (5,00€ per il secondo figlio) e di 12,00€ ad adulto. Al termine dell’attività verrà rilasciato un gadget in regalo!

♦️ Domenica 25 aprile 2021 riproponiamo il Tour per il quartiere di Dante! Saranno tutte le Donne della Commedia a condurvi alla scoperta della città e della storia del Sommo Poeta!
Il ritrovo è previsto di fronte all’ingresso del Museo Casa di Dante in Via Santa Margherita 1 (Firenze). Il contributo richiesto al partecipante è di 15,00€ comprensivo di auricolari e gadget in regalo.

Per prenotare la vostra partecipazione o avere
maggiori informazioni riguardo gli eventi da noi
proposti non esitate a contattarci!