A conclusione di questo 2021

Il nostro 2021 si è concluso alla grande (nonostante tutto…)!
Infatti, anche se il calendario di eventi si era già concluso ormai da più di un mese, le attività su prenotazione hanno permesso di continuare il viaggio alla scoperta di Dante Alighieri per la Toscana.
Il 30 dicembre, infatti, Beatrice Portinari ha accompagnato un gruppo di amici della Puglia alla scoperta dei luoghi danteschi del Casentino. Mentre il giorno seguente il cammino è continuato a Firenze, nella città del Sommo Poeta, dove, con Matelda, abbiamo potuto leggere le tracce ancora presenti del Medioevo passato in quello che viene comunemente detto appunto il quartiere di Dante (nel cuore della città). Infine, abbiamo raccontato la storia del Sommo Poeta, ma anche quelle del pittore Giotto e di San Francesco nella bellissima cornice della basilica di Santa Croce.

Ricordandovi che offriamo attività dantesche su prenotazione, vi lasciamo qualche scatto di queste due giornate.

La tomba di Dante – Ravenna

In occasione del VII centenario della morte di Dante Alighieri moltissime persone si recano, come in una sorta di pellegrinaggio, ad omaggiare la tomba del Sommo Poeta a Ravenna. Dante, infatti, trascorse gli ultimi giorni della sua vita proprio in questa città, ospite presso la corte di Guido Novello da Polenta, nipote della celeberrima Francesca di cui Dante racconta la triste vicenda nel canto V dell’Inferno. Recatosi a Venezia nel 1321 per conto del Signore della città, sulla via del ritorno attraversò le paludose Valli di Comacchio e contrasse la malaria, che lo portò alla morte la notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321.

Ravenna si dedica a Dante

La tomba odierna, adiacente alla Chiesa di San Francesco, nella quale vennero celebrati i funerali del Sommo Poeta, è una struttura neoclassica chiamata affettuosamente dai cittadini “la zuccheriera” per la sua forma e le dimensioni minute. Fu realizzata nel 1780-81 dall’architetto Camillo Morigia, ultimo discendente di una nobile famiglia ravennate, su commissione del cardinale legato Luigi Valenti Gonzaga, come ricorda il suo stemma che campeggia sopra l’ingresso. Il nuovo mausoleo ha sostituito il precedente sepolcro quattrocentesco, fatto costruire dall’allora podestà di Ravenna, il veneziano Bernardo Bembo. Costui nel 1483 commissionò allo scultore Pietro Lombardo il rilievo che si trova ancor oggi sopra il sarcofago marmoreo, con l’epitaffio latino datato 1327 di Bernardo Canaccio che recita:

“IURA MONARCHIE SUPEROS PHLAEGETONTA LACUSQUE / LUSTRANDO CECINI FATA VOLVERUNT QUOUSQUE SED QUIA PARS CESSIT MELIORIBUS HOSPITA CASTRIS / ACTOREMQUE SUUM PETIIT FELICIOR ASTRIS HIC CLAUDOR DANTES PATRIIS EXTORRIS AB ORIS / QUEM GENUIT PARVI FLORENTIA MATER AMORIS”

ovvero

I diritti della monarchia, i cieli e le acque di Flegetonte visitando cantai finché volsero i miei destini mortali. Poiché però la mia anima andò ospite in luoghi migliori, ed ancor più beata raggiunse tra le stelle il suo Creatore, qui sto racchiuso, (io) Dante, esule dalla patria terra, cui generò Firenze, madre di poco amore.

Firenze vuole indietro il suo Sommo Poeta, ma…

Il sarcofago, tuttavia, è stato vuoto per secoli. La vicenda che riguarda le spoglie di Dante, infatti, è alquanto avvincente: la città di Firenze, fiera di aver dato i natali al Sommo Poeta, ha più volte reclamato i suoi resti, che Ravenna non ha mai voluto cedere, facendo nascere una vera e propria disputa sulle ossa di Dante
Nel 1519 Firenze fu quasi sul punto di raggiungere il suo scopo, per mezzo di una delegazione medicea mossa da una petizione sottoscritta persino da Michelangelo, che si era offerto volontario per la realizzazione del monumento funebre che avrebbe dovuto accogliere il corpo di Dante. Infatti, Papa Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, aveva autorizzato di traslare i resti del Poeta da Ravenna a Firenze, per riaccoglierlo dopo secoli nella sua città natale dalla quale era stato esiliato. Ma al momento dell’apertura del sarcofago si scoprì che era vuoto: i frati francescani avevano prelevato dal sepolcro la cassettina contenente le ossa, facendo un buco nel muro retrostante, per impedire ai fiorentini di trafugarle. Per secoli le spoglie di Dante furono custodite gelosamente dai frati francescani, celate in un nascondiglio che soltanto loro conoscevano.

Il ritrovamento delle spoglie

Vennero ritrovate casualmente in una parete del chiostro del Quadrarco di Braccioforte, antico oratorio del convento adiacente, il 27 maggio 1865, durante le preparazioni delle cerimonie di commemorazione del VI centenario della nascita di Dante: durante i lavori un operaio abbatté una porta murata e rinvenne una cassetta che portava la scritta “DANTIS OSSA A ME FRA ANTONIO SANTI HIC POSITA ANNO 1677 DIE 18 OCTOBRIS” ovvero: “Queste le ossa di Dante da me collocate in data 18 ottobre 1677”, probabilmente nascoste in occasione della soppressione del convento francescano. Fu un giovane studente, Anastasio Matteucci, che intuì l’immenso valore di quella piccola cassettina di legno e la salvò dalla distruzione.

Un nuovo nascondiglio

Da allora le spoglie di Dante vennero ricollocate nel sarcofago, ma furono nuovamente nascoste per un breve periodo durante la seconda Guerra Mondiale, dal 23 marzo del 1944 al 19 dicembre 1945, sotto un tumulo di terra, per proteggerle dai bombardamenti nonché dalle mire dei soldati nazisti che avevano intenzione di portarle in Germania, come avevano fatto per innumerevoli opere d’arte.

Fortunatamente i resti del Sommo Poeta sono sani e salvi ed oggi, a 700 anni dalla sua dipartita, Dante può finalmente riposare in pace.

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Bibliografia:

G. Mesini, La tomba e le ossa di Dante, 1965
M. Santagata, Dante. Il romanzo della sua vita, 2012
A. Barbero, Dante, 2020

Sitografia:
Meraviglie: la tomba di Dante, condotto da Alberto Angela, 2019
Tomba di Dante Alighieri, Ravenna turismo – sito ufficiale di informazione turistica Comune di Ravenna.

Dante, gli Ubaldini e il Mugello

Nel XIII secolo nel Mugello, la vasta valle a nord di Firenze, governò la famiglia feudale degli Ubaldini. Essa era signora anche di molti luoghi al di là della Toscana, verso la Romagna. Dunque, possedendo territori e beni lungo i due versanti dell’Appennino, riusciva a controllare comodamente le vie di comunicazione e i luoghi più strategici tra il capoluogo toscano e Bologna[1].

La proprietà nel Mugello era molto vasta: gli Ubaldini controllavano i principali paesi della zona, ovvero gli odierni Vicchio, Borgo San Lorenzo, Scarperia e San Piero a Sieve, Barberino di Mugello fino a Firenzuola. Paesi ancora oggi ricchi di storia e cultura, circondati da bellissimi panorami e protettori di antiche costruzioni, come chiese e castelli.

Il Castello di Montaccianico

Per esempio, a Sant’Agata, nel comune di Scarperia e San Piero, potete visitare i resti del Castello di Montaccianico (immagini sotto) – appartenuto proprio agli Ubaldini – del quale però oggi non rimangono che pochi resti in seguito al lungo assedio perpetrato dai fiorentini che infine lo distrussero completamente (1306), senza poi mai ricostruirlo. Ma perché questo accanimento? Perché la famiglia degli Ubaldini, quando Firenze si trovò divisa tra Guelfi (schierati con il Papa di Roma) e Ghibellini (volenterosi di dare pieni poteri all’imperatore escludendo la Chiesa dalle decisioni politiche), si schierò dalla parte di quest’ultimi inimicandosi così gran parte dei cittadini fiorentini e dando inizio a una secolare guerra contro la potente città, poi prolungatasi con la scissione in Guelfi Bianchi e Neri[2].

Gli Ubaldini e la Divina Commedia

Dato che gli Ubaldini ricoprirono un ruolo di rilevanza proprio nel periodo in cui visse Dante, questi non sfuggirono alla penna del Sommo Poeta che li inserì nella sua Divina Commedia, specchio e testimonianza proprio della vita fiorentina (e non solo)a cavallo tra XIII e XIV secolo.

L’Alighieri cita ben quattro uomini appartenenti alla casata in questione: Ugolino di Azzo, Ubaldino della Pila, il Cardinale Ottaviano e l’Arcivescovo Ruggieri.

Il primo viene semplicemente ricordato da un’anima che dialoga con Dante nel canto XIV del Purgatorio, mentre Ubaldino della Pila è proprio collocato in questa seconda cantica, precisamente nel canto XXIV tra i golosi. Spostandosi più in basso, arrivando dunque all’Inferno, prima incontriamo Ottaviano, posto nel canto X tra le anime degli eretici, poiché accusato da Dante – fermo oppositore dei Ghibellini – di non aver creduto correttamente ai valori della Chiesa. L’ultimo – ma di certo non per importanza – della stirpe che ricordiamo essere citato dal Sommo è l’Arcivescovo di Pisa[3] Ruggieri. Siamo negli ultimi due canti dell’Inferno, precisamente nell’Antenora, in cui ad essere punite sono le anime di coloro che in vita hanno tradito la propria patria. Ruggieri si trova qui immerso nelle acque gelide del Cocito insieme al Conte Ugolino, il quale gli mangia costantemente e brutalmente la testa.

È il Conte stesso a raccontare a Dante – “La bocca sollevò dal fiero pasto / quel peccator” (Inferno, canto XXXIII, vv. 1-2) – perché si trovano entrambi dannati all’Inferno, e soprattutto così tanto vicino: proprio Ruggieri, sul finire del ‘200, accusò Ugolino di tradimento facendolo così impriogionare (in quella che poi sarebbe stata chiamata Torre della Fame) con i suoi quattro figli fino alla morte. Leggenda vuole che il Conte, accecato dalla fame, finì per mangiare i corpi dei giovani, morti di stenti prima di lui. Dante, però, nella Commedia sembra abbandonare completamente questa ipotesi:

Quivi morì; e come tu mi vedi,
vid’io cascar li tre ad uno ad uno
tra ’l quinto dì e ’l sesto; ond’io mi diedi, 
già cieco, a brancolar sovra ciascuno, 
e due dì li chiamai, poi che fur morti. 
Poscia, più che ’l dolor, poté ’l digiuno.

(Inferno, canto XXXIII, vv. 70-75)

Gustave Doré,
Conte Ugolino e l’Arcivescovo Ruggeri

Con l’invito a risfogliare questi canti alla ricerca dei componenti della casata degli Ubaldini, vi consigliamo anche di ripercorrere – con noi o in autonomia – le strade di questi personaggi, facendo soprattutto tappa nel bellissimo Mugello che saprà sicuramente affascinarvi tra storia, bellezze artistiche e naturali, e ottimo cibo!


[1] La Biblioteca di Repubblica, L’enciclopedia, vol. 20, UTET, Torino 2003, p.

[2] Florence TV – Città Metropolitana di Firenze, Le Vie di Dante / Mugello, https://www.youtube.com/watch?v=5wO-l6wTr6o&ab_channel=FlorenceTV-Citt%C3%A0MetropolitanadiFirenze, 15 dicembre 2020.

[3] Treccani, Ubaldini, https://www.treccani.it/enciclopedia/ubaldini_%28Enciclopedia-Italiana%29/.