La tomba di Dante – Ravenna

In occasione del VII centenario della morte di Dante Alighieri moltissime persone si recano, come in una sorta di pellegrinaggio, ad omaggiare la tomba del Sommo Poeta a Ravenna. Dante, infatti, trascorse gli ultimi giorni della sua vita proprio in questa città, ospite presso la corte di Guido Novello da Polenta, nipote della celeberrima Francesca di cui Dante racconta la triste vicenda nel canto V dell’Inferno. Recatosi a Venezia nel 1321 per conto del Signore della città, sulla via del ritorno attraversò le paludose Valli di Comacchio e contrasse la malaria, che lo portò alla morte la notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321.

Ravenna si dedica a Dante

La tomba odierna, adiacente alla Chiesa di San Francesco, nella quale vennero celebrati i funerali del Sommo Poeta, è una struttura neoclassica chiamata affettuosamente dai cittadini “la zuccheriera” per la sua forma e le dimensioni minute. Fu realizzata nel 1780-81 dall’architetto Camillo Morigia, ultimo discendente di una nobile famiglia ravennate, su commissione del cardinale legato Luigi Valenti Gonzaga, come ricorda il suo stemma che campeggia sopra l’ingresso. Il nuovo mausoleo ha sostituito il precedente sepolcro quattrocentesco, fatto costruire dall’allora podestà di Ravenna, il veneziano Bernardo Bembo. Costui nel 1483 commissionò allo scultore Pietro Lombardo il rilievo che si trova ancor oggi sopra il sarcofago marmoreo, con l’epitaffio latino datato 1327 di Bernardo Canaccio che recita:

“IURA MONARCHIE SUPEROS PHLAEGETONTA LACUSQUE / LUSTRANDO CECINI FATA VOLVERUNT QUOUSQUE SED QUIA PARS CESSIT MELIORIBUS HOSPITA CASTRIS / ACTOREMQUE SUUM PETIIT FELICIOR ASTRIS HIC CLAUDOR DANTES PATRIIS EXTORRIS AB ORIS / QUEM GENUIT PARVI FLORENTIA MATER AMORIS”

ovvero

I diritti della monarchia, i cieli e le acque di Flegetonte visitando cantai finché volsero i miei destini mortali. Poiché però la mia anima andò ospite in luoghi migliori, ed ancor più beata raggiunse tra le stelle il suo Creatore, qui sto racchiuso, (io) Dante, esule dalla patria terra, cui generò Firenze, madre di poco amore.

Firenze vuole indietro il suo Sommo Poeta, ma…

Il sarcofago, tuttavia, è stato vuoto per secoli. La vicenda che riguarda le spoglie di Dante, infatti, è alquanto avvincente: la città di Firenze, fiera di aver dato i natali al Sommo Poeta, ha più volte reclamato i suoi resti, che Ravenna non ha mai voluto cedere, facendo nascere una vera e propria disputa sulle ossa di Dante
Nel 1519 Firenze fu quasi sul punto di raggiungere il suo scopo, per mezzo di una delegazione medicea mossa da una petizione sottoscritta persino da Michelangelo, che si era offerto volontario per la realizzazione del monumento funebre che avrebbe dovuto accogliere il corpo di Dante. Infatti, Papa Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, aveva autorizzato di traslare i resti del Poeta da Ravenna a Firenze, per riaccoglierlo dopo secoli nella sua città natale dalla quale era stato esiliato. Ma al momento dell’apertura del sarcofago si scoprì che era vuoto: i frati francescani avevano prelevato dal sepolcro la cassettina contenente le ossa, facendo un buco nel muro retrostante, per impedire ai fiorentini di trafugarle. Per secoli le spoglie di Dante furono custodite gelosamente dai frati francescani, celate in un nascondiglio che soltanto loro conoscevano.

Il ritrovamento delle spoglie

Vennero ritrovate casualmente in una parete del chiostro del Quadrarco di Braccioforte, antico oratorio del convento adiacente, il 27 maggio 1865, durante le preparazioni delle cerimonie di commemorazione del VI centenario della nascita di Dante: durante i lavori un operaio abbatté una porta murata e rinvenne una cassetta che portava la scritta “DANTIS OSSA A ME FRA ANTONIO SANTI HIC POSITA ANNO 1677 DIE 18 OCTOBRIS” ovvero: “Queste le ossa di Dante da me collocate in data 18 ottobre 1677”, probabilmente nascoste in occasione della soppressione del convento francescano. Fu un giovane studente, Anastasio Matteucci, che intuì l’immenso valore di quella piccola cassettina di legno e la salvò dalla distruzione.

Un nuovo nascondiglio

Da allora le spoglie di Dante vennero ricollocate nel sarcofago, ma furono nuovamente nascoste per un breve periodo durante la seconda Guerra Mondiale, dal 23 marzo del 1944 al 19 dicembre 1945, sotto un tumulo di terra, per proteggerle dai bombardamenti nonché dalle mire dei soldati nazisti che avevano intenzione di portarle in Germania, come avevano fatto per innumerevoli opere d’arte.

Fortunatamente i resti del Sommo Poeta sono sani e salvi ed oggi, a 700 anni dalla sua dipartita, Dante può finalmente riposare in pace.

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Bibliografia:

G. Mesini, La tomba e le ossa di Dante, 1965
M. Santagata, Dante. Il romanzo della sua vita, 2012
A. Barbero, Dante, 2020

Sitografia:
Meraviglie: la tomba di Dante, condotto da Alberto Angela, 2019
Tomba di Dante Alighieri, Ravenna turismo – sito ufficiale di informazione turistica Comune di Ravenna.