La festa della Donna con le Donne di Dante

Nella giornata di ieri, martedì 8 marzo, abbiamo festeggiato la Giornata Internazionale della Donna offrendo due tour per il quartiere dantesco a Firenze.

Le guide tre donne meravigliose che hanno allietato la vita di Dante Alighieri: Beatrice Portinari (Caterina Zaru), la sua dolce musa, Tana (Elena Petrioli), sua sorella, e Matelda (Elisa Paoli), la bellissima custode del Paradiso Terrestre che purifica il poeta per prepararlo alla sua ascesa al Paradiso.
Tre donne che hanno raccontato la storia del Sommo, le diatribe della città del Giglio, nonché le sue opere, con particolare attenzione alla più importante di tutte: la Divina Commedia.
In compagnia di queste donne, anche Dante stesso, interpretato da Riccardo Starnotti, studioso del Sommo e creatore della neonata piattaforma Dantefix per conoscere al meglio il “ghibellin fiuggiasco“.

In attesa dei prossimi eventi de Le Donne della Commedia (che – vi assicuriamo – ci saranno!), qualche scatto della giornata di ieri:

Grazie a tutti e a tutte le partecipanti! Speriamo di rivedervi presto!

A conclusione di questo 2021

Il nostro 2021 si è concluso alla grande (nonostante tutto…)!
Infatti, anche se il calendario di eventi si era già concluso ormai da più di un mese, le attività su prenotazione hanno permesso di continuare il viaggio alla scoperta di Dante Alighieri per la Toscana.
Il 30 dicembre, infatti, Beatrice Portinari ha accompagnato un gruppo di amici della Puglia alla scoperta dei luoghi danteschi del Casentino. Mentre il giorno seguente il cammino è continuato a Firenze, nella città del Sommo Poeta, dove, con Matelda, abbiamo potuto leggere le tracce ancora presenti del Medioevo passato in quello che viene comunemente detto appunto il quartiere di Dante (nel cuore della città). Infine, abbiamo raccontato la storia del Sommo Poeta, ma anche quelle del pittore Giotto e di San Francesco nella bellissima cornice della basilica di Santa Croce.

Ricordandovi che offriamo attività dantesche su prenotazione, vi lasciamo qualche scatto di queste due giornate.

Matelda si racconta… – Parte 1

Sono la più enigmatica delle Donne della Commedia. Su di me è stato scritto di tutto. Donna reale, simbolo, allegoria. Non vi prometto di rivelarvi la mia identità, ma vi lascerò alcuni indizi. Dante ha voluto che restassi inaccessibile ai molti, e svelata solo ai pochi.

La custode del Paradiso Terrestre

Quando il Poeta mi raggiunge nel Paradiso Terrestre, ha già attraversato la voragine infernale e scalato la montagna del Purgatorio. Ha vinto gli istinti e riconquistato il libero arbitrio.  Egli entra nell’“antica selva”. Scopre l’Eden nella sua armonia perfetta. Gli uccelli accolgono l’alba intonando il loro canto. La luce del nuovo sole è temperata dagli alberi. Le fronde dolcemente oscillano, mosse da una brezza soave. Erbette, fiori e arboscelli profumano l’aria e colorano i prati. Dante si inoltra nella foresta tanto da non riuscire più a vedere da che parte è entrato. Prosegue e giunge ad un fiume dalle limpidissime onde. Fermatosi, spinge lo sguardo all’altra riva e mi vede. Lo stavo aspettando. 

Matelda e Dante si incontrano

Appena Dante mi vede, il suo volto è incantato dalla meraviglia. Come donna innamorata canto e percorro a lenti passi la riva del fiume. La fine del viaggio in Purgatorio è quasi giunta, ma eventi prodigiosi accadono: prima l’arrivo della processione mistica intorno al carro allegorico trainato dal grifone, poi finalmente l’apparizione di Beatrice. Tutta la potenza dell’antico amore promana dal cuore di Dante. Sopraffatto, il Poeta cerca Virgilio, ma non lo trova più al suo fianco. Alle lacrime per la scomparsa della guida si aggiunge il dolore all’aspro rimprovero di Beatrice, per essersi allontanato dalla dritta via dopo la morte di lei.

Dante prova un rimorso così profondo che perde i sensi e cade svenuto. Quando ritorna in sé, si trova immerso fino alla gola nel fiume Letè. Sono proprio io a sorreggerlo, cingendogli con le braccia la testa e poi tuffandolo sott’acqua. Questo è il compito che devo svolgere, concludendo il percorso delle anime del Purgatorio iniziato con la confessione e la salita attraverso le cornici del monte, sette come i peccati capitali.

Già purificate con il rito del fuoco, le anime necessitano di un’ultima purificazione: l’immersione nel Letè, il fiume che cancella il ricordo dei peccati. Eseguendo gli ordini di Beatrice, accompagno Dante a bere le acque del sacro fiume Eunoè. A quel punto Dante è pronto per salire in Paradiso e con questi celebri versi chiude la cantica del Purgatorio: «rifatto sì come piante novelle / rinovellate di novella fronda / puro e disposto a salir le stelle».

Matelda come Proserpina

È venuto il momento di aggiungere un’altra tessera al mosaico della mia storia. Userò le parole che Dante mi rivolge: “Tu mi fai rimembrar Proserpina nel tempo che perdette la madre lei, ed ella primavera” (Purgatorio XXVIII, vv. 50-51). Ma cosa lo colpisce tanto da rievocare il mito antico della vergine Proserpina, figlia di Cerere, dea della fertilità e dei raccolti? So bene che Dante ammira le Metamorfosi di Ovidio, poeta latino che Dante tanto ammira, descrivono una situazione che avete già letto quando ho iniziato il mio racconto: anche la giovane Proserpina si trova presso un luogo d’acqua – il lago Pergusa – non lontano da Enna, e «un bosco fa da corona alle sue acque e d’ogni lato cinge velando con le fronde le vampe del sole. I rami donano frescura, fiori di vari colori sorgono dall’umida terra: è primavera eterna. In questo bosco gioca Proserpina e coglie viole o candidi gigli e a gara con le sue compagne riempie i canestri e i lembi della veste con gioia di fanciulla». Ecco, la mia condizione è quella di Proserpina prima di essere rapita dal dio degli inferi Plutone.

Il mito

Ovidio così prosegue: «Plutone la vide e subito arse d’amore e la rapì: tanto violenta irruppe la passione». Proserpina è terrorizzata e grida il nome della madre mentre il dio la trascina sotto terra. Tanto candida è la giovane creatura che si addolora che le siano caduti i fiori raccolti nel lembo della tunica. Intanto Cerere, angosciata, cerca invano la figlia per terra e per mare. Il dolore della dea non lascia più germogliare i semi: privati dei frutti della terra, gli uomini sono condannati alla fame. Cerere scopre infine che Proserpina è diventata la «suprema signora del mondo tenebroso, potente sposa del re dell’Averno». E così raggiunge Giove, padre di Proserpina e lo convince a far tornare la figlia nel mondo della luce. Tuttavia, l’ingenua fanciulla, inconsapevole della legge che lega agli inferi chi si pasce del cibo dei morti, aveva già mangiato sette chicchi di melograno. Sarà condannata per sempre al mondo sotterraneo. Giove interviene nella contesa e divide il corso dell’anno in due parti uguali: per sei mesi Proserpina starà con la madre e per sei mesi convivrà con lo sposo. Sulla terra avrà così inizio il ciclo delle stagioni

Tra canti, fiori e profumi…

Il racconto dell’incontro tra me e Dante sulla riva del fiume è riportato con la grazia dello stil novo. «Deh, bella donna, che a’ raggi d’amore / ti scaldi, s’i’ vo’ credere a’ sembianti / che soglion esser testimon del core, / vegnati in voglia di trarreti avanti». Vedendomi cantare e cogliere fiori, muovendomi a passo di danza, Dante mi prega di avvicinarmi per sentire le parole del mio canto. Con mosse leggiadre lo raggiungo e alzo lo sguardo. Il poeta ammira incantato i miei occhi, lucenti come quelli di Venere.

Gli rivelo la mia bellezza con dolce sorriso, mentre le mani intrecciano ghirlande coi fiori appena raccolti.  Ora mi premuro di raccontare la mia letizia a Dante – e a Virgilio e Stazio che lo hanno raggiunto – con il salmo Delectasti, un inno di lode a Dio per le bellezze del Creato. Illustro le leggi che governano i fenomeni naturali nel Paradiso Terrestre, come l’origine astrale della brezza che culla la foresta. Quanto ai corsi d’acqua – il fiume Letè che cancella la memoria dei peccati commessi, e l’Eunoè che rafforza il ricordo del bene compiuto – rivelo che sgorgano da una sorgente perenne che scaturisce per volere divino. Gli antichi poeti che cantarono il Parnaso e la mitica età dell’oro ebbero la visione di questo luogo in cui l’uomo fu felice, dove regna un’eterna primavera. Adesso è chiaro perché io son colei che è lieta, come il mio nome, letto al contrario, rivela.

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Bibliografia

Dante Alighieri, Purgatorio, a cura di Umberto Bosco e Giovanni Reggio, Grassina, [Bagno a Ripoli], Le Monnier, 2002
Persefone. Variazioni sul mito, a cura di Roberto Deidier, Venezia, Marsilio, 2010
Gianni Vacchelli, Dante e l’iniziazione femminile. Beatrice, Maria e altre “dee”, Alzano Lombardo, Lemma Press, 2020
Marco Santagata, Le donne di Dante, Bologna, Il Mulino, 2021
Edi Minguzzi, Il dizionarietto dantesco: le parole ermetiche della Divina Commedia, Brescia, Scholé, 2021

Sitografia

Nel labirinto della commedia, Le Gemme nel cielo di Venere, https://nellabirintodellacommedia.wordpress.com/

Immagini

  1. Illustrazione del Purgatorio di Massimo Tosi;
  2. Nicolò Barabino, Dante incontra Matelda, 1876 – 1877;
  3. Matelda a Dante, particolare di Ezio Anichini;
  4. Sandro Botticelli, Primavera, 1478-1482;
  5. Dante Gabriel Rossetti, Proserpina, 1855 circa.